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Smart Working & Smart Food

Health

Fino a un mese fa, quando i miei amici mi parlavano di smart working vedevo nei loro occhi brillare la luce di una piccola conquista personale: un po’ di respiro per i pendolari, che potevano evitarsi le due ore di viaggio giornaliere tra Torino e Milano e i frequenti ritardi connessi, così come per chi, restando a casa, poteva ritagliarsi alcuni momenti della giornata per mettere una “V” sulla lunga lista delle cose rimaste in sospeso.

Cos’è cambiato? Da un giorno all’altro, da un mese ormai, la maggior parte della popolazione italiana si è ritrovata chiusa tra le mura domestiche e lo smart working è passato da possibilità offerta da alcune aziende a necessità per permettere alle aziende di portare avanti il lavoro.

Ma che cos’è lo smart working?

Lo smart working, italianizzato nella definizione “lavoro agile”, è una modalità lavorativa nata circa 10 anni fa, allora presentata come futuro dell’impiego: in realtà, in Italia, prima dell’emergenza coronavirus, solo il 2% dei dipendenti lavorava da casa, contro il 20.2% del Regno Unito, il 16.6% della Francia e l’8.6% della Germania. Nell’ultimo mese, il numero dei lavoratori smart è almeno raddoppiato nel nostro Paese.

Consiste nella possibilità di svolgere il proprio lavoro con una certa autonomia per quel che ne riguarda le modalità, senza i vincoli legati a luogo ed orario. Autonomia, flessibilità, fiducia, ma anche responsabilizzazione e valorizzazione del lavoro, queste le basi per il work from home: il lavoratore deve dimostrarsi produttivo.

Pro e contro

I vantaggi del lavoro agile non sono legati solo ad una maggiore autonomia del singolo nell’organizzare la propria giornata, associato inoltre ad una maggiore produttività a guadagno dell’azienda, ma, come dimostrato dagli studi di ENEA (Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) ce ne sono anche per la comunità.

Infatti, riducendo il numero degli spostamenti casa – lavoro di una gran parte dei lavoratori, si riducono le emissioni di agenti inquinanti, con un notevole guadagno per la sostenibilità ambientale.

Per non dimenticare il maggiore risparmio energetico e la riduzione dei costi per gli spazi fisici, per cui ci guadagnano le aziende: più persone lavorano da casa, meno uffici vengono utilizzati, quindi affitti più bassi e bollette più leggere.

Purtroppo, non è però tutto oro ciò che luccica: lo smart working presenta anche dei lati negativi.

In primo luogo, lavorando dalla propria postazione ricreata alla bell’e meglio tra il salotto e la cucina si rischia di perdere la concezione del tempo, dedicando molte più ore all’attività lavorativa, che arriva a mescolarsi con i ritmi della vita familiare. Inoltre, viene meno quella tipica coesione sociale che riesce ad innescarsi solo condividendo con i propri colleghi le gioie e i dolori del quotidiano, con il rischio che il lavoratore si senta isolato fino a perdere il senso di appartenenza ad una struttura.

L’affiatamento con i colleghi è difficile da ricreare quando si parla di telelavoro (concetto diverso dallo smart working, in quanto esso vincola il lavoratore a lavorare da casa e l’azienda trasferisce le medesime responsabilità del posto di lavoro nella casa del dipendente, senza la flessibilità tipica del lavoro agile), mentre, in tempi di normalità, non si può dire lo stesso per lo smart working: di solito è possibile lavorare da casa solo pochi giorni per settimana, mantenendo così la complicità tra colleghi.

Per ovviare invece al primo problema, in molti suggeriscono di comportarsi come se si dovesse uscire per andare in ufficio. Uscite dal pigiama dopo colazione per rientrarci solo dopo cena, stabilite un inizio ed una fine della vostra attività lavorativa, con una pausa caffè, una passeggiata o un’ora di sport, che in tempo di coronavirus è giusto svolgere a casa: potete accontentarvi di un tappetino e qualche attrezzo, fino a ricostruire, per i più appassionati, la palestra ideale in un angolo del salotto. Evitate di sforare, per esempio, lavorando prima di andare a dormire. Cercate di organizzarvi la giornata al meglio, siate produttivi ma senza dimenticarvi di voi stessi!

Smart working & smart food

Un ulteriore rischio corso da voi amici smart workers è dovuto alla distanza ravvicinata a due nemici comuni, che quando si lavora in ufficio possono tentarci giusto dopo cena: il frigorifero e la dispensa, entrambi probabilmente riempiti fino a capienza massima in questo periodo segnato dal coronavirus.

La mia home page di Instagram si è trasformata nelle ultime settimane in una nuova versione di Masterchef: pizza, gnocchi, focaccia, dolci che farebbero invidia ad Igino Massari. Passiamo tutto il giorno in casa (bravissimi!) e capisco che cucinare, da sempre, sia una terapia del benessere contro ansia e stress, aiuta a rilassarsi e a ritrovare il buon umore. Cucinando ci si estranea per un po’ da tutto il resto, ci si concentra su dosi ed abbinamenti, cercando di non sbagliare seguendo la ricetta. È anche un’occasione per allenare la propria creatività, lanciandosi in accostamenti secondo il proprio gusto e la propria fantasia: si mescola, si assaggia, si cuoce e si valuta il risultato finale.

In questo momento storico, ma anche per il futuro, nei giorni in cui si lavorerà da casa, è importante non sottovalutare il rischio che si corre per la salute e per la linea se le capatine in cucina sono troppo frequenti, se il cibo che viene preparato è troppo calorico, se la spesa che facciamo è ricca di cibi pronti, con un’elevata percentuale di grassi e zuccheri. Trasformiamo questa esperienza che ci costringe a casa in un’opportunità per imparare a mangiare sano, evitando di accumulare quei chili di troppo che, una volta finita l’emergenza, rimpiangeremo di aver preso. Se mangiamo bene, in maniera sana, possiamo aiutare il nostro sistema immunitario, rafforzandolo. E, chi soffre di certe patologie, come diabete mellito e ipertensione arteriosa per citarne alcune, non deve dimenticare il ruolo fondamentale dell’alimentazione sana, parte integrante della propria terapia.

Smart workers, siate smart chef!

Già nel 2005, l’ILO (International Labour Office), dopo aver analizzato le abitudini alimentari in diverse parti del mondo, aveva messo in evidenza come un regime alimentare troppo povero o un’alimentazione troppo ricca sul luogo di lavoro potessero provocare una perdita di produttività fino al 20%. Quindi, modificando il proprio stile di vita e le proprie abitudini alimentari si possono ottenere dei buoni risultati non solo sul benessere del lavoratore, ma anche sul suo rendimento lavorativo e sulla produttività aziendale.

Consigli pratici, dalla spesa ai fornelli

Partiamo dalla base: la spesa.

Non è necessario fare scorte eccessive di cibo, soprattutto se la scelta si direziona verso biscotti, dolci e prodotti da forno salati. Nel nostro carrello non devono mai mancare prodotti freschi come verdura e frutta: secondo le linee guida per una sana alimentazione, ogni giorno dovremmo mangiarne almeno 2 porzioni ciascuna, evitando però di esagerare con i condimenti. Un buon prodotto di stagione è saporito di per sé!

Sentiamoci liberi di abbondare con le verdure, poco condite, mentre possiamo sbizzarrirci un po’ meno con la frutta che è ricca di zuccheri (dal 5 al 20% a seconda della tipologia). Entrambi questi alimenti apportano acqua, fibra, vitamine e minerali, aiutano a ridurre la densità calorica della dieta ed hanno un elevato potere saziante.

Parola d’ordine: varietà!

 

Se apriamo un frigo così colorato non può che venirci il buon umore! Facciamo il pieno di vitamine: troviamo la vitamina C in arance, mandarini, ma anche in kiwi, rucola, pomodori, peperoni e nelle fragole che quest’anno, dato il caldo, stanno già facendo capolino.

Troviamo la vitamina A in carote e zucca, a cui possiamo aggiungere un pizzico di zenzero per dare un po’ di brio e sfruttare le proprietà antisettiche che gli vengono attribuite.

La vitamina K è presente negli ortaggi a foglia verde, come spinaci, broccoli e lattuga, nonché nei kiwi.

Come condimento preferire l’olio extravergine di oliva, ricco di vitamina E e di polifenoli, antiossidanti naturali. Ridurre il sale, sostituiendolo con erbe aromatiche e spezie: per chi è più fortunato di me e possiede un balconcino, perché non prendere qualche vasetto di gusti? Io ho adibito il pianerottolo a piccola serra, mi sto prendendo cura di una piantina di basilico, una di rosmarino ed una di salvia!

Fonti proteiche

Proseguendo con le indicazioni per un’alimentazione sana, la carne è consigliata da 0 a 3 volte a settimana. Variare le fonti proteiche preferendo il pesce con 3 porzioni a settimana: anche quello surgelato ne mantiene le proprietà nutritive ed organolettiche, non ci sono scuse! Per non dimenticarsi dei formaggi (meglio se freschi e magri, come la ricotta), delle uova e, soprattutto, dei legumi.

I legumi, questi sconosciuti: perché non riscoprirli proprio adesso? Si conservano a lungo, costano poco e forniscono una buona dose di proteine (il 20-24% nei legumi secchi), senza i grassi presenti nelle fonti animali. Inoltre, per prepararli ci vuole un po’ di tempo, che ora non manca!

Quali legumi? Quelli che più vi piacciono: ceci, fagioli, cicerchie, piselli, lenticchie, fave, soia. Quanti? Le porzioni per un adulto sano sono di 50 g se secchi, 100 g se freschi, dalle 2 alle 4 volte a settimana. Ma, dato che apportano anche carboidrati, li considero come primo o come secondo? L’ideale è preparare un piatto unico con legumi, cereali (integrali è meglio) e verdure: le proteine animali contengono tutti gli amminoacidi essenziali (i mattoncini necessari per la costruzione dei nostri tessuti), mentre le proteine vegetali possono essere carenti di uno o più di questi mattoncini. È possibile risolvere questo problema abbinando tra loro differenti proteine vegetali, compensando la carenza.

Spuntini & Co

Sono concessi gli spuntini, a patto che siano salutari: una manciata di frutta secca, ricca di grassi polinsaturi, precursori di omega – 3 ed omega – 6: noci, mandorle, nocciole, pistacchi e noci del Brasile, queste ultime ricche di selenio, un minerale che aiuta a ridurre lo stress ossidativo. In alternativa uno yogurt, bianco e possibilmente magro, a cui potete aggiungere voi della frutta fresca di stagione. Sconsiglio sempre gli yogurt alla frutta, in cui si trovano spesso sciroppi o altri zuccheri aggiunti.

Italia, patria di Spritz e Vermouth, non può rinunciare all’aperitivo: il brindisi, al tempo del coronavirus, viene fatto online, grazie ai numerosi social, da WhatsApp a Skype fino al più attuale Houseparty.  E l’aperitivo smart esiste? Certo che sì: al posto del Bloody Mary un sano succo di pomodoro, al posto di un Mojito un estratto con mela verde, lime, sedano, finocchio ed un pizzico di zenzero, per chi ama i classici una spremuta di arancia o di pompelmo: diamo slancio alla fantasia! Invece di taralli e salatini perché non sgranocchiamo un po’ di verdura cruda? Laviamo e prepariamo carote, sedano, cetriolo e qualche pomodorino, una volta a settimana potremmo accompagnarle con hummus o babaganoush.

Non dimentichiamoci di bere almeno 1.5 – 2 litri di acqua al giorno, che corrispondono più o meno a 6 – 8 bicchieri. Possiamo bere tè e tisane, evitiamo invece le bevande zuccherate; i succhi di frutta non sostituiscono un frutto: anche quando composti al 100% di frutta, presentano un potere saziante inferiore e sono carenti di fibra.

I vizi

Se si vuole consumare alcol, le dosi consigliate dalle linee guida sono una unità alcolica al giorno per la donna e due per l’uomo (1 unità alcolica corrisponde ad un bicchiere di vino dal 125 ml o ad una birra da 330 ml). Tra i vizi non possiamo dimenticarci il fumo: che non faccia bene alla salute è inutile che io lo dica perché ormai lo sanno tutti, che ogni occasione sia buona per provare a smettere è assodato. Perché non provarci ora che siamo sempre a casa e le occasioni di uscire per la solita sigaretta sono molto ridotte?

Anche i più golosi possono tirare un sospiro di sollievo! Secondo le linee guida per una sana alimentazione sono concesse due porzioni di dolce alla settimana. I nostri neo pasticceri hanno un compito ancora più arduo: cercare delle ricette leggere, provare a sostituire alcuni ingredienti ricchi di grassi con alternative light. Per esempio, usare la ricotta al posto del mascarpone per il tiramisù, preferire lo yoghurt al burro nell’impasto delle torte.

Qualche ricetta

Ed ora ai fornelli!

Innanzitutto, preferite metodi di cottura semplici e leggeri. La cottura al vapore, alla piastra, al cartoccio, la bollitura vi permetteranno di ridurre o non utilizzare il condimento in questa fase di preparazione, che potrà essere aggiunto, in quantità moderata, una volta impiattata la pietanza. Ricordatevi che 1 cucchiaio di olio EVOO apporta circa 90 kcal.

Vellutata di asparagi (2 porzioni)

400 g di asparagi; ½ patata media; 500 ml di brodo vegetale; ½ cipolla bianca; 2 cucchiai di olio EVOO; basilico fresco q. b.; granella di mandorle tostata q. b.; sale e pepe q. b.

Eliminate la parte finale bianca degli asparagi, tagliate i gambi verdi a pezzetti tenendo da parte le punte degli asparagi. Nel frattempo, fate scaldare il brodo. Scaldare in una pentola i due cucchiai di olio e aggiungete la mezza cipolla, precedentemente tritata fine. Tagliate a cubetti la mezza patata ed aggiungetela con i gambi degli asparagi alla cipolla. Lasciate cuocere per 5 minuti. Aggiungete il brodo ormai caldo, portando a bollore per 15 minuti, dopo di che frullate il tutto. Portate nuovamente a bollore, aggiungete le punte degli asparagi e cuocete per 5 minuti mescolando sempre. Servite la vellutata decorando con 1 fogliolina di basilico e con la granella di mandorle tostate.

Insalata di pollo, sedano, finocchio, noci e grana (2 porzioni)

200 g di di pollo (petto/coscia/sovracoscia); 50 g di sedano bianco; 1 finocchio; 2 cucchiai di olio EVOO; Parmigiano in scaglie per decorare; sale e pepe q. b.; facoltativi: olive nere e capperi.

Fate lessare il petto di pollo o cuocetelo alla piastra (senza condimento) con un po’ di anticipo rispetto al momento del pasto. Infatti, il pollo, una volta cotto, deve avere il tempo di raffreddarsi, così che la carne sia bella compatta. Una volta freddo, sfilacciate il pollo con le mani o tagliatelo con un coltello. Nel frattempo, lavate la verdura e tagliate a pezzetti piccoli sedano e finocchio. Unite gli ingredienti e condite con l’olio, mescolate l’insalata e guarnitela con le scaglie di Parmigiano. Se gradite, potete aggiungere olive e/o capperi.

Tiramisù light (2 porzioni)

50 g di biscotti secchi; 125 g di ricotta (meglio se light); caffè amaro q.b.; 30 g di cioccolato fondente; 40 g di zucchero; cacao in polvere q.b. o cannella se gradita. 2 bicchierini per impiattare le monoporzioni.

Grattugiate il cioccolato e ponetelo da parte; lavorare la ricotta con lo zucchero, mescolando energeticamente. Aggiungete alla crema il cioccolato grattugiato e lasciate riposare in frigorifero coprendo con la pellicola trasparente. Dopo circa 30 – 40 minuti si può riprendere la preparazione. Preparate il caffè e fatelo raffreddare, quindi bagnatevi i biscotti secchi, ponendoli poi al fondo di ciascun bicchierino. Ricoprite con uno strato di crema e proseguite con gli strati fino a riempimento del contenitore. Fate riposare in frigo per un’ora e, al momento di servire, aggiungete una spolverata di cacao o di cannella.

 In sintesi

Prendiamoci il week end per organizzare la nostra settimana, non solo dal punto di vista lavorativo, evitando gli straordinari, ma anche dal punto di vista fisico – sportivo, grazie ai numerosi turorial online, e dal punto di vista alimentare. Pensiamo già a cosa vorremmo mangiare in settimana, compiliamo la nostra lista della spesa, preferendo sempre cibi freschi e verdura e frutta di stagione. Qualche eccezione è concessa, a patto che rimanga tale!

Lo smart working e l’emergenza COVID – 19

              E come ci può aiutare il work from home in questo periodo storico così complesso, in cui all’emergenza sanitaria si aggiunge l’emergenza economica?

Riuscire a lavorare da casa, riducendo al minimo indispensabile le uscite, è una delle poche armi che abbiamo, come comunità, come cittadini, per aiutare chi invece si trova ogni giorno in prima linea. Penso ai tanti colleghi ed amici medici che, in Piemonte così come in Lombardia ed in tutta Italia, si spendono giorno e notte per tenere fede ad un giuramento che ognuno di noi ha espresso una volta finito il percorso di studio ed abilitato alla professione, perché ci credono e perché è la cosa giusta da fare.

Penso che sia interessante questo grafico, pubblicato dal Washington Post ed edito sul Corriere della Sera qualche giorno fa, che simula (ricostruisce le dinamiche di una malattia inventata, molto contagiosa) come si diffonderebbe il virus senza misure di contenimento e come si diffonderebbe se queste venissero adottate. Dai vari scenari si ottiene una curva dei contagi, in rosso: più questa è alta più sono i malati in contemporanea, che vanno a sovraccaricare il sistema sanitario. Una curva bassa, invece, mostra come i contagi si spalmino nel tempo, permettendo agli ospedali di gestire meglio l’emergenza.

Perché tutto ciò abbia un senso, ognuno di noi deve impegnarsi a rispettare le restrizioni del Governo. L’hashtag #iorestoacasa deve essere il nostro grido di battaglia.

 

Bibliografia

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali https://www.lavoro.gov.it/strumenti-e-servizi/smart-working/

http://www.studi.enea.it/

Washington Post https://www.washingtonpost.com/graphics/2020/world/corona-simulator/ – Corriere della Sera 18/03/2020

https://smartfood.ieo.it/

https://sinu.it/ Linee Guida per una Sana Alimentazione CREA

LARN – Livelli di assunzione di riferimento di Nutrienti ed energia

Wanjek C. Food at work: Workplace solutions for malnutrition, obesity and chronic diseases  International Labour Office (ILO)