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Allergie vs Intolleranze
Prima di affrontare la questione legata al Nichel ed ai relativi potenziali problemi correlati alla dieta è bene definire cosa si intende per allergia e cosa per intolleranza alimentare.
Allergia alimentare
Come recitato in un documento ufficiale del Ministero della Salute “L’AA (allergia alimentare) è una reazione immunologica specifica e riproducibile legata all’ingestione degli alimenti. È una vera e propria malattia con precise caratteristiche che riguarda singoli individui; benché non sia trasmessa secondo le leggi mendeliane, esistono componenti genetiche che ne determinano la predisposizione.”
Dunque si parla di un fenomeno immunologico, ovvero un processo che stimola direttamente il sistema immunitario, in questo caso tramite le immunglobuline IgE, e che può determinare conseguenze più o meno gravi a seconda dell’allergene e della sensibilità individuale (possibile arrivare fino allo shock anafilattico). Le poche vere allergie alimentari riconosciute ad oggi dalla comunità scientifica, e per le quali esistono dei test diagnostici validati (prick test, patch test, test di provocazione orale, ecc), sono l’allergia alle proteine del latte (molto comune nell’infanzia o in giovane età e solitamente di breve durata con auto-risoluzione dopo alcuni anni), alle proteine dei cereali, alla soia, all’uovo, alla categoria “frutta a guscio e semi” (es.alle arachidi) e quella relativa al pesce (in particolare ai crostacei). Per tali alimenti, infatti, esiste una normativa per le etichette alimentari con obbligo di descrizione della possibile contaminazione con uno o più di essi durante il processo produttivo.
Intolleranza alimentare
Per intolleranza alimentare, invece, si intendono “…reazioni indesiderate del nostro organismo scatenate dall’ingestione di uno o più alimenti (o sostanze attive) oppure da disfunzioni/disturbi a carico dell’apparato digerente (intolleranze enzimatiche e intolleranze farmacologiche). Tale reazione è strettamente dipendente dalla quantità dell’alimento non tollerato ingerito (dose-dipendente) ma a differenza delle allergie alimentari non è mediata da meccanismi immunologici.”
In questo caso, pertanto, non si tratta più di un fenomeno primariamente legato al sistema immunitario, ma che al massimo lo diventa in relazione alla “maldigestione” di alcuni alimenti: è il caso del glutine e della celiachia, dove le alterazioni relative alla digestione delle proteine del grano e di alcuni altri cereali e la concomitante predisposizione del sistema immunitario determinano dei fenomeni autoimmuni con gravi manifestazioni gastro-enteriche e sistemiche.
Nichel: che cos’è e dove lo troviamo
Il Nichel o nickel, il cui simbolo è Ni, è un elemento chimico ubiquitario, in particolare classificato come metallo.
I problemi legati al nichel sono quasi sempre fenomeni allergici dovuti al contatto con sostanze che lo contengono, soprattutto nei prodotti cosmetici. Esso è uno degli allergeni da contatto più comuni e, una volta che il soggetto si sensibilizza, rimane suscettibile a fenomeni dermatologici per il resto della vita.
Molto più rara è invece l’allergia dovuta all’ingestione di alimenti che lo contengono, fenomeno che tendenzialmente provoca sintomi gastro-enterici ma non gravi. Può anche verificarsi una reazione cutanea dovuta alla manipolazione di alimenti contenti il nickel.
La presenza del Nichel negli alimenti è molto difficile da quantificare in quanto esso è spesso un contaminante: infatti, l’acqua stessa di cottura o di lavaggio degli alimenti può contenerne in elevate quantità, così come i tegami utilizzati per la cottura. Inoltre, essendo l’acqua spesso “contaminata” si spiega perché il nichel sia contenuto in percentuali molto più alte negli alimenti di origine vegetale, che crescono in terreni nutriti da tali acque, rispetto agli alimenti di origine animale.
Dunque è difficile o quasi impossibile fare una vera e propria distinzione tra alimenti contenenti nickel e quelli che non ne contengono, mentre è possibile evidenziare alcuni alimenti che ne sono più ricchi e che quindi sono da evitare/limitare nei soggetti fortemente allergici o comunque suscettibili. Tra questi ricordiamo ad esempio: cacao, cioccolato, liquirizia, tè, soia, farine integrali, avena, frutta secca, crostacei, legumi, verdure e ortaggi vari come i pomodori, spinaci, cipolle e, ovviamente, tutti i cibi confezionati e inscatolati con materiali a rischio di contaminazione del prodotto.
Tuttavia, bisogna prestare attenzione al fatto che prodotti considerati rispettivamente a basso, medio e alto contenuto di nickel possono poi realmente contenerne di più o di meno a seconda di svariati fattori come la stagionalità (autunno e primavera favoriscono un contenuto maggiore), la provenienza in termini geografici (stati diversi o a volte anche solo regioni diverse hanno metodiche di coltura del terreno diverse), il terreno di produzione (l’acqua utilizzata, come detto prima) e così via.
Cosa ci dice la letteratura scientifica
In letteratura possiamo trovare alcuni lavori che sottolineano il miglioramento della sintomatologia legata all’allergia al nickel, soprattutto nelle forme eczematose ed orticariodi, se all’allontanamento di prodotti contenenti il nickel si riduce anche l’esposizione dietetica a tale metallo. Infatti, riducendo la quantità di nickel introdotto si riduce la probabilità di scatenare fenomeni immunologici che poi si ripercuotono anche a livello cutaneo.
Ricapitolando, in alcuni lavori si vede che una dieta a basso contenuto di tale metallo in soggetti con allergia cutanea/dermatite può migliorare tale fenomeno in quanto:
– L’eczema e/o i patch test possono peggiorare se si introduce del cibo contenente elevate quantità di nickel
– Viceversa, vi può essere un miglioramento della dermatite se la dieta contiene quantità di nickel non eccessive
– Se si utilizzano dei “chelanti” per tale metallo, cioè sostanze che ne riducono l’assorbimento e ne aumentano l’eliminazione, vi è un miglioramento della sintomatologia
Per concludere
La conclusione di questa breve carrellata sul Nichel è che, come tutte le diete restrittive, il rischio di incorrere in conseguenze più gravi di quanto non siano i sintomi di base è facile. Inoltre, la dieta con alimenti a basso contenuto di nickel non è così semplice da condurre in quanto, come visto prima, non è possibile sapere con certezza quanto ve ne sia nell’alimento. Tuttavia, in soggetti chiaramente allergici, con fenomeni dermatologici importanti e/o con chiara correlazione causa-effetto tra ingestione di alimenti tipicamente ad alto contenuto di tale metallo ed insorgenza di sintomi gastro-intestinali, è raccomandabile affidarsi ad un professionista sanitario esperto in ambito nutrizionale in associazione ad un medico dermatologo o allergologo in modo da mirare il trattamento su entrambi i versanti senza incorrere nel rischio di privarsi inutilmente di alimenti nutrizionalmente utili e importanti nella dieta di tutti i giorni.
Bibliografia essenziale:
– Ministero della Salute
– https://www.educazionenutrizionale.granapadano.it/it/dieta-patologie/schede-sullalimentazione-per-patologie—adulti/dieta-per-allergia-al-nickel/
– https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3667300/