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Struttura chimica
Con il termine vitamina D si intendono tutti i composti che presentano l’attività biologica del calciferolo e sono caratterizzati dall’essere dei derivati del ciclopentanoperidrofenantrene. Sono un gruppo di pro-ormoni liposolubili costituito da 5 diverse vitamine: vitamina D1, D2, D3, D4 e D5.
Funzioni della vitamina D
La vitamina D favorisce il riassorbimento di calcio a livello renale, l’assorbimento intestinale di fosforo e calcio ed i processi di mineralizzazione dell’osso ed anche di differenziazone di alcune linee cellulari e in alcune funzioni neuromuscolari.
Alimenti ricchi di vitamina D
Dal punto di vita nutrizionale gli alimenti più ricchi di vitamina D sono l’olio di fegato di merluzzo, il fegato di qualsiasi animale, gli oli di pesce, alcuni pesci specie quelli cosidetti azzurri (aringa, salmone, sardine, sgombri); quantità minori sono presenti nelle uova, nel burro e nel latte intero.
Nel mondo vegetale, invece, la vitamina D scarseggia ed è sempre presente come forma D2. Le fonti migliori in questo caso sono la frutta secca (mandorle, noci etc.), i funghi (specialmente i porcini e i funghi shitake), i fagioli e le verdure a foglia verde (spinaci, bietola, cicoria, cavolo nero etc.). Per assimilare la vitamina D, è anche nella dieta il giusto apporto grassi, che ne favorisce l’assorbimento per la sua struttura liposolubile. La vitamina D è molto sensibile alla luce e al calore, importante dunque conservare bene gli alimenti e consumare alimenti crudi o usare metodi di cottura a basse temperature.
La quasi totalità di vitamina D viene sintetizzata a livello cutaneo; è quindi raccomandabile una adeguata esposizione alla luce solare soprattutto per gli anziani.
Apporti
I LARN (livelli nutrizionali raccomandati dell’età adulta) consigliano i seguenti livelli di assunzione:
lattanti 10÷25 µg;
bambini 1÷3 anni 10 µg;
bambini 4÷10 anni 0÷10 µg;
ragazze e ragazzi 11÷17 anni 0÷15 µg;
adulti 0÷10 µg;
anziani 10 µg;
gestante 10 µg;
nutrice 10 µg.
1 UI = 0,025 µg di calciferolo 1 µg di calciferolo = 40 UI di vitamina D
Nuove evidenze sulla vitamina D
La globale carenza di vitamina D sta aumentando negli ultimi anni e l’impatto di tale carenza sull’aumentato rischio di osteoporosi, malattie cardiovascolari e alcuni tipi di tumore è sempre più evidente dai dati della letteratura. Questi dati suggeriscono che sembrano esserci dei fattori genetici che possono influenzare i livelli di assorbimento della vitamina.
La società italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (SIOMMMS) sostiene che in Italia l’80% della popolazione sia carente l’insufficienza di vitamina D interesserebbe circa la metà dei giovani italiani nei mesi invernali. La condizione carenziale aumenterebbe con l’avanzare dell’età sino ad interessare la quasi totalità della popolazione anziana italiana che non assume supplementi di vitamina D.
Vitamina D e immunita’
Dagli anni 2000, i dati della letteratura hanno suggerito che la vitamina D potrebbe avere anche un ruolo nella regolazione della risposta immunitaria contro i batteri.
Alcuni studi sostengono che i picchi invernali di sindrome influenzale potrebbero essere dovuti ad una carenza di vitamina D a seguito d’una minor esposizione alla luce solare, e recenti studi hanno confermato questa ipotesi, mostrando che un livello adeguato nel sangue di 25(OH)D riduce significativamente l’incidenza di infezioni respiratorie acute.
Vitamina D e cancro
Diversi studi hanno dimostrato che la vitamina D, sembrerebbe anche protegge contro il cancro attraverso i suoi effetti anti-neoplastici. Nel 2007 sull’American Journal of Clinical Nutritionsono stati pubblicati i risultati di una ricerca condotta alla Creighton University, secondo la quale l’assunzione di vitamina D (1100 UI/die) e calcio (1400–1500 mg/die) da parte di donne in menopausa ha determinato una diminuzione statisticamente significativa del rischio d’insorgenza di carcinomi.
Nel 2011 è stato pubblicato uno studio sulla rivista Anticancer Research, nel quale i ricercatori hanno riferito che le dosi di vitamina D necessarie per raggiungere livelli ematici che possono prevenire o ridurre sensibilmente l’incidenza del cancro al seno e diverse altre importanti malattie, come il cancro al colon, sclerosi multipla, e il diabete di tipo mellito I, sia nel range di 4.000-8.000 UI.
Vitamina D e sclerosi multipla
Il primo studio sugli effetti del colecalciferolo su pazienti affetti da Sclerosi Multipla è ad opera di Goldberg, che nel 1986 ha somministrato 5000 UI di vitamina D3 al giorno, sotto forma di olio di fegato di merluzzo, per un periodo da uno a due anni, a giovani pazienti (assieme a calcio e magnesio). La risposta di ogni paziente è stata confrontata con la propria storia clinica: il numero di ricadute osservate durante lo studio era meno della metà del numero previsto.
Recenti studi hanno rivelato che la vitamina D nella sua forma D3, il colecalciferolo, una volta attivata nella forma 1,25(OH)2D3 agisce da immuno modulatore, inibendo il processo immunitario tipico delle malattie autoimmuni Altri lavori inoltre dimostrano che la vitamina D sia un’ “ormone neurosteroide”, in grado di incidere sul declino cognitivo, e perfino sulla malattia di Alzheimer.
Vitamina D e depressione
Bassi livelli di vitamina D circolanti sembrano essere associati a fenomeni depressivi: in uno studio di revisione del 2013 pubblicato su British Journal of Psychiatry ha analizzato più di 30.000 individui, trovando una correlazione consistente tra carenza di vitamina D e un più alto tasso di depressione, correlazione che comunque secondo lo studio andrebbe confermata con ulteriori ricerche.
BIBLIOGRAFIA
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